Edizione 63, 23-03-2006

 


 

Daniela Bonanni racconta 13 anni di jazz e rock. 500 pagine di buona musica

Elisabetta Di Dio Russo

“Spaziomusicaspaziobruno”: 13 anni di blues, jazz e rock raccontati in 500 pagine. La storia di una generazione che ha vissuto insieme a Daniela Bonanni e Bruno Morani il sogno di “Spazio Musica”, storico locale di Pavia, punto di riferimento per artisti e musicisti di tutto il mondo. Ligabue, Francesco Guccini, Edoardo Bennato, Cristiano De Andrè, Max Manfredi, Lorenzo Riccardi, Alex Baroni, Max Pezzali, Fabio Treves, Demo Morselli, Paola Turci, Mauro Pagani, Gene Gnocchi, sono solo alcuni degli artisti italiani che si sono esibiti a Spazio Musica. Daniela Bonanni, in questa intervista, racconta una bella storia d’amore, amicizia e musica.

Come definirebbe il libro: l’affresco di una generazione, una storia di amicizia, una storia sulla musica?
“Prima di tutto lo definirei un racconto di un’esperienza fatta insieme agli altri. C’è un grande affetto legato al ricordo di Spazio Musica che abbraccia molte persone. Io e Bruno facevamo parte di una generazione che ha vissuto i sogni, gli ideali in modo “collettivo”, insieme a tanti altri nostri coetanei e questo marchio ce lo siamo portati dentro a Spazio Musica che considero davvero qualcosa che è cresciuto, non solo con noi ma, attraverso la sperimentazione, la consapevolezza degli artisti che hanno suonato e di chi ha frequentato il locale. Quindi è una storia di amicizia, di musica, di un sogno vissuto con gli altri”.

Come mai ha deciso di raccontare la storia di “Spazio Musica”?
“Leggendo tutti i messaggi affettuosi di chi si era esibito o aveva frequentato “Spazio Musica”, che mi sono arrivati subito dopo la scomparsa di Bruno. Mi arrivavano le e-mail da ogni parte del mondo, da musicisti che non avevano dimenticato il clima di amicizia che per 13 anni aveva fatto palpitare Spazio Musica. Così mi son resa conto che il locale è stato una “creatura collettiva”, che è appartenuta a centinaia di persone, che sono cresciute insieme, suonando o ascoltando musica, e che il suo valore andava fermato, espresso in un libro”.

Nel libro, oltre le numerosissime foto, vi sono anche le testimonianze di circa 300 artisti. Come è riuscita a radunare tutte queste informazioni, foto e contributi che riguardano Spazio Musica?
“Molti contributi mi sono arrivati in modo spontaneo, quando Bruno è mancato. Altri artisti li ho contattati io e la cosa incredibile è che mi hanno risposto tutti, anche quelli che si erano esibiti nei primi anni di apertura del locale. Mi piace collezionare tutto e di Spazio Musica, nel corso degli anni, ho raccolto molto materiale, dalle foto alle recensioni dei giornali”.

Nel libro c’è una frase: “Il diritto all’ingenuità e all’arte, alla felicità e alle passioni come scelta di vita”, che sembra raccogliere l’essenza di Spazio Musica. Oggi questo diritto è salvaguardato e vi è ancora passione nei giovani?
“Non sono così pessimista e negativa nei confronti dei giovani. La differenza tra la mia generazione e quella attuale sta in un punto fondamentale: noi le cose eravamo abituati a prendercele, non aspettavamo che qualcuno lo facesse per noi. Nel caso di spazio Musica ci siamo buttati nell’avventura anche se c’è da dire che negli anni ’80 le cose erano meno complicate di adesso. Credo che nei giovani vi sia ancora molta passione e la musica è forse l’unico legame che oggi unisce le nuove generazioni, anche se la vita è molto più complicata per chi vuol fare musica oggi. Sarebbe bello se le istituzioni pensassero ad agevolare la passione per la musica, semplificando la burocrazia per esempio, di chi vuole intraprendere un percorso musicale”.

Il locale è nato nel 1986. Cos’è cambiato oggi nel modo di fare musica rispetto a ieri?
“Si rischia di meno. In quegli anni c’era molta voglia di provare, di sperimentare, di rimettersi in gioco tra i musicisti. Chi veniva a suonare da noi si trovava bene, era contagiato dal nostro stesso entusiasmo. Si facevano concerti blues o jazz con un tifo da stadio da parte del pubblico che si lasciava coinvolgere. Dopo il ’95 non è più stato possibile”.
Qual è il suo ricordo più bello legato a Spazio Musica?
“Ce ne sono tanti! Da Ligabue che dopo i suoi concerti veniva nel locale a mangiare il salame all’allegria che aleggiava tra i ragazzi che assistevano agli spettacoli. Ma di una cosa posso dirmi molto orgogliosa: aver dato spazio alla crescita musicale di tanti giovani.