Buscadero, febbraio 2005

 



Spaziomusica/Spaziobruno

Marco Denti

C'è un locale messo su in qualche modo, in un angolo di Pavia che non è Austin, eppure vanno tutti lì a suonare, da Joe Ely a Steve Wynn, solo per citarne un paio. C'è un matrimonio effervescente: lei non sta ferma un attimo e lui ci mette meno di un secondo ad indicarti dove puoi andare (non ci vuole molta immaginazione per capire il resto) e nonostante tutto sono diventati il punto di riferimento per due o tre generazioni di ascoltatori.
Fino a quando Bruno, il marito di Daniela (la coppia di cui sopra) pensa bene che è ora di andare ad incontrare uno dei suoi muscisti preferiti, Chet Baker, et voilà, s'infila in quel viaggio senza ritorno. E' la vita, verrebbe da dire, e infatti la tristezza dura un attimo perché la storia di Spaziomusica, e di Bruno e Daniela era troppo grande e bella per finire lì, in un tuffo di malinconia. Nasce l'idea di un omaggio, magari un piccolo libro, per ricordare come si possono portare i migliori musicisti di mezzo mondo anche in un angolo di nebbia e farli contenti. Un modo per ricordare Bruno, un tributo doveroso, obbligato in un certo senso. In un paio d'anni l'idea diventa un poderoso volume di quasi seicento pagine, tutto a colori, che spiegando la storia di Spaziomusica, di Bruno e Daniela racconta la storia di tutti noi che per la musica o per stare insieme mangiamo quintali d'asfalto, perdiamo ore al telefono, prosciughiamo le finanze famigliari e c'infiliamo nei bassifondi, nelle periferie, persino in via Faruffini a Pavia (che è un labirinto più un fiume e naturalmente la strada di Spaziomusica è a senso unico). SpaziomusicaSpaziobruno fruga nei dettagli delle passioni: troverete gente che firma cambiali per far suonare sconosciuti folksinger scozzesi; bluesman americani che s'innamorano della carbonara; studenti che si sono laureati passando le serate tra un jazzista e un esperimento teatrale (c'è abbastanza tempo per far tutto); dozzine e dozzine di musicisti di tutto il mondo che di Spaziomusica si sono portati via un ricordo indelebile. Dentro i libro che Daniela Bonanni ha curato con amore filiale, c'è tutto un universo perché il tributo al marito si è trasformato in una specie di esperienza collettiva, ricchissima e appassionata.
E' come se ciascuno, per ricordare Bruno e ribadire l'importanza di posti come Spaziomusica, avesse elaborato un'urgenza inespressa. Quasi una necessità primordiale: quella della condivisione, della comunicazione, delle emozioni e dei sentimenti. In tutti questi anni, Bruno e Daniela e gli amici, i musicisti e chi andava a sentirli hanno creato una piccola oasi di intelligenza e passione (anche politica, certo) che in tempi stupidi e crudeli come quelli che viviamo evidentemente ha ancora la capacità di suggerire una speranza, un'ideale, magari uno scampolo di sogno.
Procuratevi SpaziomusicaSpaziobruno e scoprirete che anche se non avete mai mangiato la pasta di Daniela, anche se Bruno non vi ha mai mandato laggiù (in quel posto), anche se non siete mai stati a Spaziomusica, vi sentirete subito a casa.