Il Blues, marzo 2005

 


 

Spaziomusica Spaziobruno

Matteo Fratti

Noi, che affettuosamente lo chiamiamo “lo Spazio”, sappiamo di quel locale nei meandri della nebbiosa città universitaria, tranquilla Pavia che sonnecchia al Ticino… . Ma giù nel vicolo di via Faruffini il posto è affollato, sa dei concerti migliori, ed incredibilmente anche del fumo che più si addice ai luoghi più veri, dove la musica è vissuta, si sente, e ti si impregna addosso. Come l’odore del tabacco che rimane per giorni, sui nostri abiti fatti di jazz, rock, folk, blues e tutto quell’ universo di caves e juke joints, che qui a Spazio rivive e respira, sopravvive e é di casa, e ne sostiene dannatamente il ritmo. Ancora oggi, quando l’evento di cui parliamo è un libro - presentato là lo scorso 12 dicembre - che proprio di Spazio ne racconta la storia, o meglio le storie, ed è una dedica a chi quel locale lo ha pensato – Bruno Morani e Daniela Bonanni - e a tutti coloro i quali lo hanno reso possibile, hanno reso possibile quel mondo. E’ proprio un “ mondo come vorremmo che fosse” - verrebbe da dire, come fa proprio Daniela la moglie del Bruno, che quanto in un tributo d’amore, raccoglie collettivamente nel libro l’apporto di quasi trecento artisti, tra scrittori, scapigliati o musicisti: tutta quella gente che da Spaziomusica è passata e là, sempre ritorna. Ne scaturisce piuttosto una galassia di umanità da un poderoso tomo di più di cinquecento pagine, arricchite da migliaia di foto, dediche e locandine e un grande abbraccio alla memoria di chi del testo ne è anche il protagonista, sebbene protagonisti lo siano un po’ tutti, in quelle storie di Spazio a mille tra i racconti e l’ansia di vita che dintorno, non si è mai esaurita. Emergono qua e là gli scritti di personaggi noti o meno noti dello spettacolo che dal locale vi passarono e ne conservano il ricordo, Guccini, Ligabue, Gene Gnocchi, gente di casa nostra o del mondo intero, fatto di musica, politica e buon vivere. Ma emerge soprattutto la storia di un posto a cui ogni partire sembra ricondurre, di un padre burbero dalla lunga barba bianca che qualcuno come il sottoscritto ha solamente visto, e di una madre dall’aspetto pur sempre sereno, certa di avere una grande famiglia numerosa dalla sua. La stessa che si ritrova intorno a questa lunga testimonianza scritta, di serate in un club fumoso, di militanza e fermento culturale, di buona musica ed impegno, gli stessi elementi che hanno portato Bruno e Daniela a fondare Spaziomusica nel 1986: la storia del locale è diventata anche la loro, tra mille vicissitudini e gli innumerevoli musicisti che dicono del posto – la prefazione è di Fabio Treves e ampia è la sezione dedicata al blues sound di Spazio tra America, blues inglese e domestico, e alle due edizioni del festival Pavia in Blues ‘88/’89 con ospiti tra i quali Matt Guitar Murphy e Koko Taylor -; di quando ha chiuso, e ha poi riaperto con passaggio di testimone, cercando immancabilmente di conservarne intatto lo spirito. Quello stesso che lo sguardo in copertina ci restituisce intenso, di credere che a volte i sogni, si avverano.