Mucchio, gennaio 2006

 


 

Spaziomusica Spaziobruno Enrico Deregibus

La storia della promozione musicale nel nostro paese si può generalizzare in due grandi categorie di operatori: chi teorizzava un mondo migliore e chi lo metteva in pratica. In altre parole, chi si limitava a guardare la luna e chi tentava di partire dal proprio dito, dalle proprie forze. Bruno Morani era un gran dispensatore di insulti, ascoltatore di musica, bevitore di alcol, sognatore di libertè, egalitè, fraternitè. Barbuto e burbero. Spaziomusica era (è, anche se in altre mani) a Pavia, in una Lombardia che non ha gran voglia di farsi Lega-re. Ma Spaziomusica poteva essere in qualunque altro posto: un luogo dell’anima, come direbbero quelli che parlano bene, un luogo dell’anima come potevano esserlo l’intero Greenwich Village o il Folkstudio di Roma. O quel che vi pare, il vostro nascondiglio da bambini o il campetto dove giocavate a pallone. Si presentava come una birreria, ha fatto suonare centinaia e centinaia di musicisti, il rock, il jazz, il blues, i cantautori. Dall’85 al 98, da Craxi a Berlusconi.
Daniela Bonanni invece era la compagna di Bruno e ha raccolto i ricordi suoi e loro, e poi li ha messi insieme in questo puzzle, con una bella grafica e una bella copertina. E con amore, passione, costanza, utopia, voglia di vivere. Spaziomusica spaziobruno vive di 564 pagine, 1574 immagini, 2 anni e mezzo di lavoro, ci hanno scritto 279 persone (un coro: da Freak Anthony a Gene Gnocchi, da Steve Wynn a un qualunque avventore) che han passato un pezzo della loro vita dentro quel locale, a suonare, ascoltare, sparar cazzate, bere e pisciare amicizia. È emozionante aprirlo e voltare le pagine, pesante com’è (un chilo, sei etti e neanche un grammo di retorica) di storie, di affetti, di facce, di nomi, di scritte sui muri, di locandine, di resistenza, di incontri che ti cambiano la vita o la serata, di memorie personali e collettive. La musica, la politica, l’intemperanza, le scopate, le tenerezze, l’umanità e le umanità. Freakettone? Sì. Perché, non si può? Un libro bello da vedere, da leggere, da toccare, da maneggiare, da annusare. Uno lo sfoglia e prima o poi la commozione arriva. Ma non ti dà nostalgia, ti dà forza. Fatelo circolare questo tomo (costa niente, oltretutto, rispetto alla mole). Non è un libro, è un amuleto, è un cuore che batte.