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SPAZIOMUSICA SPAZIOBRUNO: Un chilo e sei di emozioni

Giorgia Fazzini

I locali non sono tutti uguali; alcuni sono capaci di trasformarsi in pianeti a sé stanti, universi paralleli, popolati di facce che hanno un loro linguaggio, un loro immaginario, famiglie allargate fino a smagliare la tela. Questo libro, Spaziomusica Spaziobruno (Ferro Editore, pp. 561, 15 euro), racconta la storia di uno dei locali "veri" d'Italia, quelli in cui si può mangiare e bere senza vendere un rene per pagare il conto, quelli dove l'atmosfera non la fa una compilation di lounge ma gli umori e gli amori della gente, un reciproco riconoscersi "e poche menate". Questo è un libro fatto davvero per e con amore, curato da Daniela Bonanni in memoria, o forse meglio "in omaggio", a Bruno Morani; la prima è una friulana di docenza a Pavia, il secondo un orso burbero capace di conquistare chiunque grazie al suo carisma: insieme, Spaziomusica di Pavia, leggendario luogo di passaggio e ferma di tanti, tantissimi musicisti e vari appassionati, dal signor nessuno a tanti signori con un pedigree lungo molto più del bancone del bar.

"Un chilo e sei", risponde per prima cosa Daniela durante la telefonata in cui domando se questo benedetto libro, di cui si favoleggia da tempo, ha trovato finalmente pubblicazione. Tanto pesa il libro, e a questa nota nient'affatto prosaica, soprattutto nel suo dare idea dello spirito "di Spazio", vanno aggiunti dettagli quali forma quadrata, carta patinata, 553 pagine più altre otto per nominare tutti quelli che hanno scritto qualcosa. Ovvero un chilo e seicento grammi di ricordi, autografi, poesie, appunti, racconti, raccolti in più di tredici anni di esperienza (dall'85 al ‘99), incastonati in una bella grafica e guarniti di centinaia di immagini.

Locale d'impegno e note, Spaziomusica è stato splendida conferma che la passione, con le sue massicce e cocciute dosi di incosciente ottimismo, può combinarne di tutti i colori, nonostante tutto e tutti, mettendo - e tenendo - in piedi un posto dove la gente viene perché ci sta bene, si sente libera di scherzare, suonare, applaudire. Così, per Spaziomusica sono passati anche molti nomi illustri della canzone, del jazz, del blues, del rock, italiani e americani, che altrove difficilmente vanno "per amicizia" e che tutt'ora campeggiano nelle foto appese ai muri, nel nuovo Spaziomusica la cui gestione è stata affidata a chi c'è cresciuto.

Sono infiniti gli aneddoti che costituiscono la cosmogonia di un posto come Spazio, fra i preferiti di Daniela c'è quello che racconta di quando, erano i primissimi anni, una sera arrivò un gruppo che si presentò dicendo "Siamo come scolari in vacanza: abbiamo l'insegnante più bravo, che però è molto severo ed esigente: con lui non si può sgarrare" - e giù una serata da spaccare le corde. Era la band di Fabrizio De André in day-off. Da quel giorno Mauro Pagani, Ellade Bandini, Giorgio Cordini e compagni son tornati almeno una volta l'anno. E come loro, molti turnisti d'eccezione in libera uscita dalle tournèe. Perché di fare un salto a Spazio valeva sempre la pena.

Chi ha mai organizzato anche un solo concerto non potrà che ricordarsi quanto alla fine, nonostante tutti i casini, sia destino meraviglioso vivere questo mondo. Chi può quindi essere il lettore (l'amante! anche non dichiarato, fa lo stesso) di un libro come questo? Chiunque ami la musica (verrebbe da dire "la vita", se non sembrasse troppo altisonante). Perché, che tu abbia conosciuto o meno la realtà di Spazio, che tu sia stato uno dei musicisti saliti su quel palco in fondo e/o ti sia seduto sulle sedie che ci stan davanti, che tu abbia mangiato la famosa "pasta della colonia", sia stato sullo zerbino a bere la birra della staffa o ti sia affrettato a usare i bagni volutamente gelidi (ottimo deterrente per qualsivoglia problema), insomma che tu abbia visto e sentito, o che invece non abbia fatto a tempo, difficilmente rimarrai indifferente nel leggere, o anche solo nello sfogliare, questo documento - vitale - di una delle più belle, sincere, folli, avventure capitate nel mondo della musica di casa nostra. Perché l'emozione, quando ha stoffa, ti frega, comunque.